Più resistente al passaggio generazionale rispetto ad altre forme d'impresa, il turismo si trova oggi davati ad un “salto quantico” determinato dagli sconvolgimenti tecnologici che introducono nel settore quella competitività globale che, in altri decenni, ha sconvolto l'industria nazionale.
Il sempre intrigante @RobertoGentile ha recendemente descritto come l'industria del turismo sia stata in grado, più di altre forme di impresa, di affrontare positivamente i “passaggi generazionali”, sorta di forche caudine che affliggono le imprese famigliari, ovvero la maggioranza delle imprese in assoluto. Nell'esperienza da me maturata in materia di #FamilyBusiness a fianco del gruppo Familia ho potuto osservare come in larga parte la complessità del trasferimento della conduzione aziendale dipendesse dalla resistenza al cambiamento in capo ai fondatori più che alla volontà di aggiornamento in capo ai successori: una resistenza che prolungava l'agonia aziendale oltre i limiti temporali possibili di un salvataggio organizzativo.
Diverso, ovviamente, il caso dell'insipienza gestionale in capo ai successori quando gli stessi siano stati cresciuti godendo solamente dei vantaggi dell'essere figli del capo, senza la necessaria gavetta o la formazione universitaria e manageriale adeguata.
Si può però anche affermare che la resistenza del settore turistico sia stata sostenuta anche dalla sua diversità rispetto ad altre forme di impresa: una minor necessità di capitalizzazione rispetto all'industria tradizionale, l'impossibile delocalizzazione che affligge molti sistemi produttivi e la conseguente scarsa competitività proposta da alternative produttive hanno formato una barriera protettiva rispetto al sistema turistico italiano, in particolar modo per quanto attiene al Turismo Organizzato (per l'Hotellerie il discorso sarebbe estremamente differente e più articolato).
Se negli ultimi decenni quindi i “passaggi generazionali” sono stati ragionevolmente poco impattanti ecco che oggi l'ingresso di dinamiche competitive globali, determinate principalmente dalla diffusione delle piattaforme di prenotazione online e dall'applicazione sistematica delle algoritmiche dinamiche del revenue management ad ogni sorta di fornitore, pongono anche il Turismo Organizzato sul medesimo piano di complessità e di competitività affrontato in precedenza da altri sistemi economici e produttivi.
Celiando sul problema quantico del gatto nella scatola potremmo affermare che oggi il Turismo Organizzato è sia vivo che morto: vivo in quanto operativo, morto in quanto i processi produttivi tradizionali vanno rapidamente accantonati per far fronte ad un modello radicalmente nuovo sia nella produzione che nella commercializzazione che, ovviamente, nella comunicazione.
La tecnologia, da che mondo è mondo, definisce i processi e i processi strutturano la forma economica e produttiva e ritengo che oggi solamente quella parte di nuove generazioni capaci di gestire la trasformazione tecnologica eventualmente implementata dall'Intelligenza Artificiale potrà reggere il colpo del cambiamento.
Oggi sono i colossi online, con regolare licenza di agenzie di viaggi ottenuta altrove, a dettare le regole: sono imprese olandesi come Booking com o asiatiche o nord americane che introducono nel mercato online quella competitività derivante dalla globalizzazione che decenni addietro ha segnato altre forme dell'industria nazionale.
In questo senso il “passaggio generazionale” è nelle cose: potranno vincere, sempre che vogliano competere, solamente le nuove generazioni.
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